Laser |
La parola L.A.S.E.R. deriva dall’inglese Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, che significa amplificazione della luce per emissione stimolata di radiazione. Nel linguaggio corrente indica un dispositivo in grado di emettere una particolare radiazione luminosa caratterizzata da alta monocromaticità, bassissima divergenza ed elevata coerenza. Si tratta dunque di un’apparecchiatura capace di convogliare in uno spazio molto limitato una quantità elevata di energia sotto forma di radiazione luminosa. Albert Einstein nel 1917 aveva già intuito il fenomeno dell'emissione stimolata, cioè di quel singolare processo di interazione luce-materia che rappresenta il cardine fondamentale dell'amplificazione della radiazione elettromagnetica. Successivamente furono approfonditi gli studi di fisica dell'atomo, di elettronica quantistica, di spettroscopia ottica e tecnica per la realizzazione di materiali ottici utili per la costruzione di un dispositivo laser. Le prime ricerche sull'uso del laser in campo odontoiatrico prendono inizio poco dopo l'invenzione del laser rubino pulsato da parte di Maiman nel 1960. I primi lavori in vitro con questo laser furono eseguiti da Stern e Sognnees della UCLA University, e Goldman usando l'energia per pulsazione di parecchi joules e la durata di pulsazioni di circa 1 millisec. Tra le altre scoperte questi ricercatori dimostrarono lo sciogliersi e il ricristallizzarsi dello smalto con il laser e la diminuzione della permeabilità dello smalto ai fluidi orali acidi. Alla fine degli anni ‘60 i ricercatori conclusero che le alte energie richieste da questi laser (la cui lunghezza d'onda è di 694 mm) per abladere lo smalto e la dentina comportavano seri rischi per la vitalità pulpare e che quindi il laser al rubino non era adatto a preparare cavità. II laser al rubino fu quindi abbandonato in favore dei nuovi laser quali il laser CO2. Le ricerche dei primi anni ‘70 mostrarono che il maggior assorbimento della lunghezza d'onda del laser CO2 comportava l'uso di ridotte energie e potenza per la colliquazione dello smalto o della dentina in confronto al laser al rubino. In teoria, la penetrazione in superficie del CO2 laser riduce il rischio di danno pulpare. Questo primo lavoro dimostrò che il laser CO2 a emissione continua poteva essere utile per la vetrificazione cosicché i denti risultavano meno permeabili a fluidi acidi e forse più resistenti alla formazione di carie. Sebbene la ricerca continuasse, l'interesse per l'uso dentale dei laser languì fino alla metà degli anni ‘80. Nella maggior parte dei casi l'uso clinico dei CO2 laser nella cavità orale fu limitato alla coagulazione, alla vaporizzazione e alla chirurgia gengivale e dei tessuti molli. Nell'ultima metà degli anni ‘80 l'avvento di alcune novità mediche nel campo dei laser rilanciò il loro uso in odontoiatria. Nuove tecniche di trasmissione del raggio laser ne resero più semplice l'utilizzo nella cavità orale. Si trattava di nuove fibre ottiche di trasmissione, di braccia articolate e di condotti dell'onda cavi. La possibilità di accedere a ogni parte del cavo orale, e all'interno del dente stesso, ha enormemente aumentato le possibilità dell'uso del laser in campo odontoiatrico. Il successo dell'uso del laser in campo odontoiatrico lo si deve allo sviluppo del primo laser pulsato per applicazione sui tessuti duri. Sebbene i laser Nd:YAG fossero in uso già da anni per applicazioni industriali e scientifiche, fu solo alla metà degli anni ‘80 che, grazie ai lavori di T.D. e W.D. Myers, si realizzò un'unità Nd:YAG laser con sistemi di trasmissione di fibre ottiche al quarzo per procedure odontoiatriche su tessuti duri e molli. Le ricerche dei Myers portarono all'introduzione nel 1990 del primo laser pulsato Nd:YAG per l'uso dentale. Comparvero quindi apparecchi laser più compatti, portatili ed economici per l'uso dentale anche grazie al perfezionamento di più piccoli mezzi di generazione dell'onda laser alla stessa potenza d'emissione output. Le più recenti apparecchiature laser presentano indiscutibili vantaggi clinici sostenuti da una casistica ben documentata. Tra questi si annoverano: la capacità di ridurre il sanguinamento intra- e post-operatorio grazie all’azione fotocoagulante; il potere decontaminante (viricida, battericida e funghicida) che si esplica sul sito irradiato a breve e medio termine; la minore invasività dei protocolli chirurgici che permettono di operare in assenza o con modesti quantitativi di anestetico, con conseguente miglioramento del comfort del paziente; la possibilità di evitare la sutura dei tessuti trattati riducendo conseguentemente i tempi operatori; studi più recenti hanno inoltre posto l’accento sull’effetto biostimolante della radiazione laser, che aumenta il metabolismo cellulare favorendo una migliore guarigione dei tessuti irraggiati. Per queste caratteristiche, oggi il Laser può essere utilizzato con evidenti benefici in varie branche dell’odontoiatria: in conservativa, in endodonzia, in parodontologia, in chirurgia orale, in protesi ed implantoprotesi. |